Molise, secondo D'Ovidio è un vocabolo in forma di plurale alla molisana, derivativo di mola o di molinum. Ed è come se in latino si dicesse Molenses, cioè gli abitanti o i luoghi presso il mulino, o al par di molares, le macine stesse o i macigni. Molise sarebbe stata una terra, villaggio o feudo meramente rustico, jn una località di mulini azionati da acqua. Non si può neegare che la questione della topografia e del nome Molise sia difficile da risolvere. E forse non lo sarà mai dopo le perdite straordinarie di fonti autentiche subite dall' Archivio di Stato di Napoli e dall' Archivio Municipale di Campobasso. La gens Molise fa la sua apparizione come una razza molto prolifica.
Una contessa di nome Emma della quale non conosciamo altre notizie genealogiche che la sua discendenza, ebbe due mariti Raone Tricanotte e Gimmondo di Molise.
Non è nemmeno noto quale dei due sia stato il primo marito. Dal grembo fecondo di questa donna nacquero almeno otto figli. Uno di questi, Rodolfo di Molise, ebbe dalla moglie Alberada sette figli tra cui Ugone I. Egli era succeduto al padre nella contea di Molise. Ugone I morì nel suo feudo intorno al 1160 1asciando in dono alla figlia Clarizia quattro piccoli feudi: Campobasso, Sepino, Tappino e San Giovanni in Golfo e al figlio Roberto il possesso del contado. Nel 1166 conte di Molise divenne Riccardo di Mandra il quale lasciò alla sua morte il contado in mano del figlio Ruggiero. Questi era schierato a favore di Enrico VI d'Hohenstaufen figlio di Federico Barbarossa , marito di Costanza d'Altavilla.
Enrico VI alla morte del padre aveva unita alla corona imperiale il regno normanno. Ma non riuscì subito ad occuparlo. La nobiltà normanna e l'alto clero erano divisi: alcune fazioni lottavano in favore di Tancredi altre in favore di Costanza imperatrice. Alla fine i Normanni ostili agli svevi eleggevano come re Tancredi celebrandone l'incoronazione a Palermo. Enrico VI che voleva rivendicare i diritti della moglie Costanza al trono di Sicilia e di Puglia, dalla Germania mosse verso l'Italia. Si arresero all'esercito imperiale Arco, Torella ed Atina. In seguito anche Colli a Volturno cadde nelle mani di Enrico VI che in breve tempo entrò a Venafro. Nella primavera del 1191 intanto re Tancredi aveva riunito a Termoli una curia ossia un parlamento generale del baronaggio regnicolo. Il conte Ruggiero che come ho detto in precedenza era dalla parte di Enrico VI, si ritrovò contro i sostenitori di Tancredi tanto che l'11 novembre del 1192 ci fu a Venafro un durissimo scontro in cui Ruggiero fu vinto e la cittadina molisana saccheggiata.
Ma il conte con una scorta riuscì a fuggire e a rifugiarsi nel castello di Roccamandolfi assediato per quattro lunghi anni. Intanto nel 1196 Corrado di Lutzelinhart ottenne dall'imperatore la contea di Molise, spogliandone Ruggiero. Ma ormai Ruggiero era deciso ad arrendersi e così in cambio della propria vita uscì dal Regno. Passerà poco tempo prima della sua morte avvenuta nello stesso anno in cui moriva l'imperatore a soli 32 anni.
Enrico VI morendo lascerà un figlio di nome Federico nato a lesi il 26 dicembre 1194 che la madre Costanza morendo poco dopo il 27 novembre 1198 affiderà alla tutela di papa Innocenzo III. Federico II per quanto educato da pedagoghi papali, si ribellò alla politica del papato e si rifiutò di riconoscere la libertà dei Comuni. Egli si attenne alla politica assolutistica di casa Sveva e si meritò, per questo motivo più volte la scomunica. Nel 1220 Federico nella Basilica di San Pietro fu incoronato imperatore dal pontefice Onorio III succeduto ad Innocenzo III morto nel 1216. Nel 1221 dopo aver emanato la costituzione “de novis aedificiis" (che ordinava la demolizione di tutte le fortezze edificate dai baroni senza il sovrano assentimento), percorse le province allo scopo di assicurarsi di persona dell'osservanza capitando così anche nella contea di Molise. Avendo visto Boiano e Roccamandolfi, spedì al conte Tommaso una formale ingiunzione di mettersi in regola con la legge.
Tommaso inviò all'imperatore il proprio figlio Matteo per invocare misure di benevolenza ma l'imperatore non volle riceverlo. Gli fece bensì intimare che dicesse al padre di osservare le leggi dello Stato ed inchinarsi alla volontà sovrana. Il conte Tommaso si ribellerà tanto che lo stesso Federico scenderà in Molise per assediare il castello dove si era rifugiato il conte. Alla fine Federico senza riuscire a prendere il castello, abbandonerà la contea di Molise alla volta della Sicilia per combattere contro i Saraceni, lasciando il conte di Acerra all'assedio. Quest'ultimo si vedrà consegnata la fortezza quando la contessa vedendo terminati i vettovagliamenti si arrese a sicurezza della sua persona, dei suoi e delle sue cose. Poco tempo dopo la contessa venne chiamata da Federico II con la quale trovò un accordo in base al quale il conte di Celano e di Molise doveva abbandonare il Regno lasciando a lei la conte a di Molise. Ma nel giro di poco tempo l'imperatore le tolse la contea facendo smantellare la fortezza di Roccamandolfi nel 1222.
Federico II tornò più volte nella nostra contea sia per erigere nuovi castelli come quello di Termoli, sia per smantellarne alcuni come quello di Carpinone. Nominò conte il bello colto Enzo re di Sardegna che però non vide mai il contado in quanto fu fatto prigioniero dai bolognesi fino alla morte nel 1272. Infine alla corte di Federico va ricordato un certo Benedetto d'Isernia famoso dottore di giurisprudenza. L'imperatore lo adibì ad importanti negozi di governo ed ambascerie.
Tratto da "Profilo di storia molisana" di Roberto Colella
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