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10 gennaio 2022
Il fiume rosso (Red River) - di Howard Hawks, con John Wayne, Montgomery Clift, Usa, 1948
Il fi ume rosso (Red River) di Howard Hawks, con John Wayne,
Montgomery Clift, Usa, 1948
I western di Hawks sono variazioni sui temi impostisi nel suo
cinema dagli anni Trenta, sono continui ritorni e scavi in essi. La
morale è il lavoro ben fatto, è azione come scelta di responsabilità.
Il segno stilistico di Hawks è una trasparenza diffi cile da leggere,
forse il massimo esempio di quella messa in forma invisibile che è
stata del cinema americano classico. Il fi ume rosso racconta un’epica migrazione di bestiame dal Texas ad Abilene, verso i grandi
macelli e mercati dell’Est, tra furie (di uomini e animali), ostilità
della natura, ricerca di nuove piste. Il viaggio come progressione è
connaturato a quello stile rettilineo di Hawks che Rivette chiama
onesto: niente fl ashback, niente ellissi, una continuità condivisa
nelle sue stesse sorprese con lo spettatore, l’unità del fatto, fuori
da inganni di spazio e di tempo. Questa è appunto la «genialità di
Hawks». Odissea aperta sullo spazio e sul paesaggio, Il fi ume rosso
racconta uno dei tipici microcosmi isolazionisti di Hawks, in cui i
rapporti di rivalità (anche di attori, ma Wayne ammirava il coraggio
di Clift) sfumano in quelli, aspri, di padre e fi glio. È il surplus di
fascino di questa immersione nel mito dell’eroe hawksiano. Che
resta un eroe western. Cioè John Wayne, con la sua smania di
comando e di possesso (sulla donna, sul fi glio, su bestie e cowboy)
che infi ne lo perde. Ancora, per Hawks e Wayne, «i passi dell’eroe
tracciano le fi gure del suo destino».
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