6 gennaio 2022

Cabiria di Giovanni Pastrone, Italia, 1914

Cabiria di Giovanni Pastrone, con Lydia Quaranta, Bartolomeo Pagano, Italia Almirante Manzini, Italia, 1914 Per lungo tempo creduto una creatura di D’Annunzio che direttamente lavorò solo alle didascalie, Cabiria fu in tutto e per tutto opera di Pastrone, artista e imprenditore che si avvalse di collaboratori di talento. Come l’operatore Segundo de Chomón che brevettò il carrello mutando il cinema. Come un riluttante Ildebrando Pizzetti che, però, scrisse la Sinfonia del fuoco. Costato una cifra favolosa, ispiratore dei kolossal americani di Griffi th, Cabiria segnò l’acme del cinema muto italiano e di un’idea di «autonomia della visione». Il racconto, di continuo lacerato dall’attrazione spettacolare, si muove tra epopea romana e decadenza, intrecciando passioni private con gli eventi della Seconda Guerra Punica, in una Cartagine descritta come un mondo a un tempo raffi nato e barbaro che, in una delle sequenze più citate, sacrifi ca fanciulle al dio Moloch. Cabiria è un fi lm compiuto nella struttura visiva, popolare nel gusto dell’avventura, cerimoniale nelle didascalie e nella recitazione dannunziane. Ogni scena è colorata, tramite viraggio, in dodici nuances. Carrellate e panoramiche esplorano ambienti sontuosi, non più statici. Il campo totale lascia il posto a riprese più ravvicinate sebbene ancora a fi gura intera. Di una lunghezza mai tentata prima (oltre 150’), oggetto di una geniale promozione legata alle arti visive, Cabiria fu un Grande Spettacolo d’Arte ed ebbe un’enorme incidenza sul terreno del potere della messa in scena. E dal suo corpus nacque un altro personaggio mitico: l’erculeo Maciste.

Nessun commento: