18 gennaio 2021

Il Neorealismo italiano


 Il Neorealismo italiano, inteso come linguaggio cinematografico, nasce sul finire del secondo conflitto mondiale. Non è un genere specifico, ma una corrente sorta a testimonianza di una cruda realtà, che subentra all'ottimismo di maniera dei film prodotti nell'arco tra le due grandi guerre, concepita nell'urgenza di mettere in immagini la materialità dei tanti diseredati che popolavano l'Italia dell'immediato dopoguerra o del successivo periodo post-bellico.

I nefasti avvenimenti storici, bellici e la drammaticità sociale, diedero spunto e poi il via a questa nuova tendenza, costruita fuori dei modelli industriali, senza più finanziamenti privati e strutture produttive, privi di mercato ma soprattutto di controllo. E' così che registi di differente estrazione ideologica, Rossellini, De Sica, Visconti, De Santis, De Robertis, Lizzani, Blasetti, Maselli, Camerini, Gianoli, Castellani, Germi, Matarazzo, Vergano, così pure De Robertis, Palermi, Poggioli, Franciolini, Fellini, in seguito Antonioni, Pasolini e, per molti versi, Lattuada, Zampa e Soldati, prendendo spunti dal naturalismo del cinema muto, inaugurarono un nuovo stile, anticonvenzionale, basato principalmente sulla creatività istintiva e sulla volontà di sperimentazione, il più delle volte immersa nel contenuto urbano, sintetico e di crudo realismo.

La recitazione di tono teatrale dei 'telefoni bianchi' e delle 'romanze' sparisce, sostituita dal libero impiego degli attori, spesso non professionisti e dal loro modo spontaneo di proporsi, oltre l'uso, assolutamente innovativo, della lingua straniera, per la prima volta introdotta, con sottotitoli, nelle situazioni dove è richiesta la presenza di personaggi non italiani.
Sparisce anche il montaggio alternato e quella tecnica di ripresa che accompagnò per un ventennio circa il cinema di regime; non più verticale, faraonica, magniloquente, ma orizzontale, profonda, a carrellata, in campo d'azione lungo e lunghissimo, con scenari semidocumentaristici posti in presa diretta tra le strade, raramente in interni.

E' più facile stabilire quando il Neorealismo nacque che non quando cessò di esistere, poiché riferimenti a tale modello sono presenti anche nel cinema contemporaneo. Comunemente è identificato nel periodo che va dal 1945 al 1950, se non prima (autorevoli fonti citano il 1948 come anno terminale del Neorealismo). Così pure non c'è accordo totale sull'identificazione dei contenuti neorealisti presenti nei film, tutti di materia rigorosamente drammatica, ma diversificati nel modulo, tra storie di guerra e di resistenza, di miseria e fatica durante la ricostruzione post-bellica, altrimenti esposte sulla disuguaglianza politica, ingiustizia sociale, problematiche allacciate alla disoccupazione, emigrazione, crisi familiare o forti passioni di struggente intimismo sentimentale.
Ad ogni modo, il Neorealismo rappresentò per il cinema italiano e non solo (in molti casi la cinematografia estera deve molto al Neorealismo italiano) una sorta di pietra miliare, dalla quale sorsero i generi; dal post-neorealismo, per film drammatici, polizieschi e a sfondo politico-sociale, all'anticipatore della commedia all'italiana, il cosiddetto 'neorealismo rosa', considerato dai 'puri' neorealisti una sorta di tradimento nei confronti delle tematiche esistenziali.

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