10 gennaio 2022

Quattro passi tra le nuvole di Alessandro Blasetti, con Gino Cervi, Italia, 1942

Quattro passi tra le nuvole di Alessandro Blasetti, con Gino Cervi, Italia, 1942 È forte nel Blasetti dei tardi anni Trenta una componente sperimentale, di ricerca, che l’incontro con Cesare Zavattini viene ad accentuare. Quella di Quattro passi tra le nuvole è una storia cecoviana nel suo tono provinciale, nel pudore dei sentimenti. Ritratti precisi di mondi in minore: quello piccolo-borghese, quello contadino. Si sente un bisogno di verità se non di realtà. Un commesso viaggiatore per un giorno devia dalla sua routine di infelicità – lavoro, famiglia, casa di periferia urbana – per aiutare una ragazza incinta che non ha il coraggio di presentarsi ai genitori. Ed ecco la campagna, la fattoria. Scatta l’osservazione minuta, oltre che di tipi e macchiette eccentriche, di fi gure intense, ciascuna con un suo carattere. È il vissuto di una tradizione, l’idillio agreste, ancora tutto dentro all’orizzonte stilistico e ideologico del cinema italiano fi ne anni Trenta. Una visione irrealistica ma di inedita sensibilità. Quello di Blasetti è un fi lm di paradossi: considerato uno degli antesignani del neorealismo, è invece quasi interamente un fi lm di studio; il suo ritratto di un mondo che è apparso così libero e calato a fondo in un tempo e in un Paese, è invece sostenuto da una struttura narrativa «di ferro» che ha continuato a produrre remakes in ogni parte del mondo, Hollywood compresa.

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