13 marzo 2013

Il Germoplasma olivicolo del Molise

IL GERMOPLASMA DELL'OLIVO NEL MOLISE

La naturale ricchezza di germoplasma olivicolo in Italia é dovuta all'ambiente particolarmente favorevole, oltre che a fattori storici. Per germoplasma olivicolo si intende l’insieme di cultivar ed ecotipi presenti nel patrimonio della specie di un dato territorio.
E' la pluralità delle tradizioni, della cultura materiale, dei contatti commerciali con decine di popoli diversi, importatori di nuove tecniche di coltivazione e di piante e prodotti sconosciuti,che ha determinato la molteplicità varietale. La diversità geo-climatica della penisola ha favorito la moltiplicazione e la differenziazione, luogo per luogo, del germoplasma olivicolo. Nel Molise esistono quattro macroaree climatiche abbastanza diverse tra loro, con una oscillazione media dai -3° ai + 20°, ma che vedono tutte la presenza dell'olivo. Accanto a zone particolarmente vocate, come gli hinterland di Larino e Venafro, non é difficile vedere piantagioni di olivo che scendono fino al mare, o, viceversa, si arrampicano sulle dorsali delle montagne dell'alto Molise. Licinio, il mitico personaggio che avrebbe, per primo, importato l'olivo dalla Magna Grecia, ha cercato proprio una pianta" capace di sostenere il freddo delle paterne montagne"( I ). Vincenzo Cuoco, nell'immaginario dialogo fra Platone e Cleobulo, evoca la credenza popolare che attribuisce a questo personaggio mitico la prima coltivazione dell'olivo. Ed infatti a Venafro esiste una varietà, che, a ricordo dell'eroe eponimo, é chiamata proprio "Liciniana", detta anche "Aurina". "Quale gloria - prosegue il dialogo - può mai eguagliare quella di Licinio?" Cleobulo rivolto ai viandanti dice: "Quando sarete al sesto miglio di là da Venafro...vedrete una colonna sulla quale leggerete queste parole:"Questo monumento i buoni cittadini di Venafro hanno innalzato al loro concittadino Quinto Licinio, il quale per primo ha introdotto nelle terre venafrane l'utile ulivo".

 Secoli di storia agraria, di miglioramenti e selezioni, di paziente lavoro contadino sono all'origine delle varietà olivicole individuate nel Molise. La loro diffusione nelle diverse zone della regione rispecchia fedelmente le diversità ambientali, al punto da determinare una specie di monopolio locale. Proprio questa situazione ha creato nel tempo la specificità della varietà, ha fatto in modo che essa si potesse definire autoctona, cioé originaria di quel territorio. Le diciotto varietà individuate dai tecnici dell'Ersam sono le piu diffuse; forse esistono altre cultivar "indigene", note solo a livello locale; ed é altrettanto probabile che alcune di quelle qui presentate siano conosciute con nomi diversi. Ognuna di queste varietà denota una zona agraria, é presente quì e non altrove, costituisce una varietà specifica e tipica del luogo. L'Aurina e la Rossuola sono coltivate in tutta la pianura venafrana, in un habitat particolarmente piacevole, quale é quello del clima temperato sub-continentale. La Paesana bianca e la nera, invece, si trovano in un'area abbastanza vasta della provincia di Isernia, ma a quote piu elevate, lungo il corso dell'alto Volturno e nella fascia dei comuni che si arrampicano sulle pendici del Matese. La varietà denominata Olivetta nera é capace di sfidare il freddo e situazioni climatiche abbastanza difficili del Molise altissimo: Agnone, Pietrabbondante, Belmonte del Sannio, proprio ai limiti di quelle montagne, coperte di foreste di abeti che creano un ecosistema naturalistico di incomparabile bellezza. A partire da Trivento e lungo tutto il corso' del fiume Trigno, negli agri di Montefalcone e Mafalda, e fin quasi alla marina di Montenero, é presente la varietà denominata Cerasa di Montenero, una varietà dalla forma e dal colore del ciliegio, che produce un olio dal fruttato di oliva verde con note erbacee. Il basso Molise é il regno della Gentile di Larino. Le sue piantagioni coprono i territori dell'intero corso del basso Biferno, da Lupara e Morrone fin quasi al mare. A Ururi e Larino si trovano ancora esemplari plurisecolari, la cui resistenza ha sfidato il tempo e che nulla cedono sul piano della produttività. In mezzo a questa foresta di Gentile, di tanto in tanto appaiono macchie di Oliva San Pardo e poi, spostandosi verso il Fortore, la Rosciola di Rotello, l'Oliva Nera di Colletorto a Bonefro e San Giuliano, la Rumignana e la Cazzarella a Colletorto. L'Oliva nera, originaria di Colletorto, particolarmente duttile, e la Rosciola di Rotello, sono presenti anche nelle zone vicine di Sant'Elia, Macchia Valfortore, Pietracatella, Toro.

Una delle varietà più particolari e tipiche é la Sperone di gallo, varietà a duplice attitudine, il cui frutto è lungo e curvo. Appena maturo, raggrinzisce prendendo la forma dello sperone di gallo. Il suo areale di coltivazione é il Molise centrale; si diffonde progressivamente risalendo il Tappino da Tufara, Gambatesa, Riccia, Toro e Campodipietra. È, inoltre, presente a Oratino, Busso, Baranello, San Giuliano del Sannio, Cercepiccola, con la particolarità di estendersi per agri contigui. Il colore delle drupe é rosso vinoso ed ha una resa abbastanza elevata. E' una varietà che giunge tardi a maturazione ed, infatti, la zona in cui é presente é fra le ultime della regione ad effettuare la raccolta delle olive. Ai nomi, alle attitudini, alle tante peculiarità locali é legata la storia di queste varietà di olivo, che é anche storia dell'economia e delle tradizioni agricole della nostra regione. Lo studio del germoplasma locale, la formazione di un catalogo delle varietà e la realizzazione di un campo catalogo presso la cooperativa COTEB di Larino ha una va lenza storica e scientifica, che si presta anche ad una immediata utilizzazione di tipo economico, permettendo di fare valutazioni agronomiche utili a migliorare la programmazione dell' olivicoltura regionale. b -L' Individuazione del germoplasma olivicolo molisano ha lo scopo di favorire la salvaguardia del patrimonio delle varietà locali. La conoscenza del germoplasma, dal punto di vista morfologico, fisiologico ed agronomico, consente di impostare un programma di miglioramento genetico nel quale siano presenti a pieno titolo anche le varietà locali. Il miglioramento genetico degli ultimi decenni é, in effetti, awenuto attraverso nuovi impianti di varietà già conosciute e sperimentate a livello locale e nazionale. Fatta eccezione per le varietà locali piu note, come la Gentile di Larino e l'Aurina di Venafro, tutte le altre varietà hanno subito una considerevole contrazione ed alcu- ne corrono il rischio dell'estinzione. Non c'e stato, quindi, un programma di miglioramento genetico su basi scientifi- che, ma solo selezione empirica che ha spinto l'imprenditore agricolo ad impiantare le varietà di olivo più conosciute o considerate maggiormente produttive. La selezione varietale empirica non é priva di rischi, soprattutto quando prescinde dalla tradizione agronomica, che nel corso dei secoli ha comunque contribuito ad una selezione delle varietà più adatte alla zona. Il successo di alcune varietà non autorizza a pensare che queste piante si possano introdurre in tutte le aree della regione, a scapito magari di varietà specifiche del luogo. Lo stesso discorso vale per le circa trenta varietà diffuse nella regione, ma non autoctone, cioé di non provata origine locale, benché coltivate da lungo tempo. Identiche considerazioni valgono per le varietà non regionali, il cui blasone potrebbe spingere il coltivatore ad un 'acquisizione non sperimentata, fondata magari sulle suggestioni della pubblicità.. Per questo il miglioramento genetico e l'introduzione di nuove varietà andrebbe fatta sulla base di un "programma" che tenga conto, da una parte dei nuovi incroci intervarietali e, dall'altra, della consevazione delle varietà locali, al fine di non disper- dere un antico patrimonio genetico, conservato per secoli. c -La ricerca sul germoplasma locale e la formazione del presente catalogo non vanno viste come un'operazione di semplice conservazione varietale, fatta con l'uni- co scopo, comunque già di per sé meritevole, di salvare dall'estinzione varietà pre- senti spesso solo in piccoli comprensori rurali. La selezionevarietale non deve puntare ad individuare esclusivamente le varie- tà ad elevata produttività, senza tener conto della qualità. Per diverso tempo si e pensato che solo l'aumento della "resa", in olive e in olio, avrebbe consentito di aumentare il reddito aziendale. Il ragionamento é stato contraddetto dal mercato perché la concorrenza dell'importazione mediterranea ha, di fatto, compresso i red- diti delle aziende italiane, soprattutto al Sud. È ormai noto a tutti che la concorrenza si deve spostare sul piano della produzione di qualità, che é richiesta dal mercato ed é remunerativa per il produttore, soprattutto se, attraverso la cooperazione, arriva direttamente alla distribuzione, saltando la fase intermedia del commercio all'ingros- so. Il mercato richiede un olio extravergine d'oliva di qualità, con spiccate caratteristi- che di tipicità e con l'indicazione geografica protetta. Nell'epoca della globalizzazio- ne sono questi i requisiti essenziali. Il successo del prodotto é legato sempre più, soprattutto nel settore agricolo, alla qualità, alle modalità di coltivazione, all'area geografica di provenienza, in modo che un prodotto della terra parli della sua pro- venienza facendo da vettore, perché no, anche turistico. Nella produzione dell'olio di qualità giocano diversi fattori: il luogo di produzione, i sistemi di coltivazione, l'eventuale lotta antiparassitaria, l'epoca e la modalità di rac- colta delle olive, i sistemi di estrazione dell'olio, e, inoltre, l'origine varietale, cioé le varietà che producono quel particolare tipo di olio. Si richiedono, cioé, conoscenza e precise garanzie sull'intero ciclo di produzione, dal momento dell'impianto dell'oliveto fino al confeziona mento dell'olio e alla distri- buzione sul mercato. Ognuno dei singoli passaggi dev'essere certificato, deve offrire precise garanzie. Sono queste operazioni più semplici e più garantite, ma sono soprattutto più remu- nerative, se l'intero ciclo di produzione passa sotto il controllo di cooperative o di con- sorzi di produttori, legati ad un territorio omogeneo e ad un marchio caratteristico, che conferisca il pregio e certifichi la qualità (Dop -IGP). La tipicità édunque legata a particolari varietà di olivo nello stesso identico modo in cui un vino di qualità é legato al vitigno e se la varietà è legata ad un preciso ter- .ritorio quel prodotto racconterà di quel territorio, della sua storia, cultura ed arte. La selezione e valorizzazione del germoplasma olivicolo é indispensabile per la produzione di un olio di qualità tipico, dalle peculiari caratteristiche organolettiche . Tipicità é sinonimo di esclusività: significa che quel determinato olio si produce in una zona ben individuata e con varietà di olivo ben definite. d-Il Molise, oltre ad aver conservato varietà di olivo esclusive del luogo, ha anche la fortuna di poter contare sull'antica fama dell'olio sannita. Quale miglior blasone, quale miglior patente di nobiltà potrebbero avere le varietà di olivo molisane, conosciute e apprezzate già nell'antichità? Virgilio nelle Georgiche (2) parla dell'olivo sannita e poi scrive: "né le pingui olive nascono tutte d'una forma: vi sono le orcadi, i radii e lo pausìa dalla bacca acerba" Come non riconoscere alcune delle varietà presentate in questo catalogo? La varietà chiamata Rossuola non é altro che 'Ia Sergiana del Sannio venafrano: il virgiliano Radius corrisponde all'Olivastro d'Aprile. ' L'olio sannita è decantato da Plinio, Catone e Varrone. I poeti Marziale e Giovenale avevano speciale propensione per l'olio sannita e il sannita Orazio celebra la salsa ottenuta" aggiungendo succo spremuto dell'oliva di Venafro" (3). Insomma gli oliveti e l'olio venafrano erano talmente noti ed apprezzati nel mondo mediterraneo che il geografo Strabone non può esimersi dal citarli nella sua descri- zione dell'italia.(4). Il possesso di un oliveto a Venafro e a Larino era punto d'orgoglio per l'aristocrazia romana e italica, perché indispensabile per la produzione di quell' olio prelibato, dal fruttato tutto particolare, che costituiva il condimento dei piatti più raffinati dell'epo- ca (5). Diverse varietà di olivo e diversi tipi di olio si conoscevano anche nell'antichità; la tipicità non è un'invenzione contemporanea, come non lo sono il mosto d'olio (olei flos) e l'olio novello (oleum acerbum), oggi molto richiesti dai consumatori, due novi- tà dell'attuale mercato dell'olio, ma già ben note nel- mondo antico, ben consape- vole del vantaggio di coltivare diverse varietà di olivo e di ottenere differenti tipi di olio. I genotipi di olivo presentati nel catalogo consentono la produzione di oli extraver- gini tipici, con caratteristiche proprie e con contenuti organolettici diversi da quelli di altre regioni. La Gentile di Larino, ad esempio, consente una raccolta precoce e la produzione di "olio novello" sin dalle prime settimane di ottobre, Altre varietà hanno la caratteristica, frutto di selezione secolare, di resistere al fred- do e ai più comuni parassiti, fatto che permette di ridurre al minimo e mantenere sotto controllo i trattamenti antiparassitari. Si tratta di varietà diffuse in piccoli com- prensori agrari, a volte nelle campagne di soli due o tre comuni, Se l'Aurina di Venafro e la Gentile di Larino sono le più note e diffuse nella regione, non meno "caratteristico" è l'olio ch,e producono l'Olivetta e la Paesana nera del- l'alto Molise, lo Sperone di gallo di Riccia e la Rosciola di Rotello. Come pure è esclusivo il sapore, legato spesso ad elaborazioni tradizionali, delle olive da mensa, come la Cazzarella di Colletorto e l'Oliva San Pardo di Larino. Un esempio positivo è venuto recentemente dal settore vitivinicolo. I più famosi pro- duttori di vini nobili hanno deciso di adottare un vitigno in via di estinzione, ma rappre- sentativo della tradizione vitivinicola locale, consapevoli che nella tradizione e nella sto- ria agraria i vini più blasonati trovano le radici e il fondamento della loro tipicità. Occorre uno sforzo per andare decisamente nella stessa direzione. Il Molise deve intraprendere decisamente la direzione della tipicità nel settore della produzione e commercializzazione dell' olio, con una propria specifica immagine rivolta non solo alle nicchie di mercato, ma ad un mondo di consumatori sempre più ampio, anche di livello internazionale, ai quali proporre un proprio marchio e prodot- ti di qualità, Per conseguire questi risultati occorrono investimenti pubblicitari, organizzazione nella fase produttiva e commerciale, ma occorre anche un aiuto concreto ai colti- vatori nella fase dell'impianto dell'oliveto, un orientamento nella scelta delle varietà da coltivare e la possibilità di reperire materiale propagativo certificato che solo un campo catalogo può offrire attraverso la sua trasformazione in campo di piante madri. Il catalogo realizzato vuole essere proprio un primo contributo in questa direzione.

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