7 gennaio 2022

Jess il bandito (Jesse James) di Henry King, Usa, 1939

Jess il bandito (Jesse James) di Henry King, con Tyrone Power, Henry Fonda, Usa, 1939 Jesse James, western di immenso successo e decisivo nel rilancio del genere, è una delle espressioni più pure della Hollywood fi ne anni Trenta, cioè di un cinema che sa creare una leggenda. I fratelli James, banditi ben amati, sono gli eroi di una di quelle saghe di origini e di comunità che si chiamarono americana. Essa è, però, ancorata da King a un retroterra preciso, rurale, con le sue forme di vita, con i suoi valori e miti fondanti, distrutti dall’avanzata brutale della ferrovia e del capitale. Jesse è Tyrone Power (uno degli attorifeticcio di King con cui girò undici fi lm: suo contraltare, Gregory Peck, eroe, diversamente romantico, di altri sei) ed è visto come l’angelo vendicatore di quei contadini del Missouri. È un angelo selvaggio e nobile – e, a parere di Tavernier, di una solitudine non dissimile da quella del giovane Lincoln fordiano di Alba di gloria. King fa un cinema di (sapiente) découpage e di identifi cazione: messa in scena essenziale e lirica, décors reali ma recuperati nel loro carattere ottocentesco, paesaggi e interni (di lavoro, di famiglia) caldi, grazie anche al superbo Technicolor, uno dei primi, di Georges Barnes. Cavalcate, fughe, salti da dirupi nelle acque di un fi ume, assalti a banche e a carceri, gunfi ghts di saloon, non impediscono che l’interesse di King sia spostato verso l’elegia familiare e verso il canto di un mito, quello di un «individualismo provinciale», più che mai vivo nell’America post-Depressione.

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