22 giugno 2011

Il Molise ai tempi dei Normanni

Nei primi anni della seconda metà dell'XI secolo una nuova gente si prepara a fondare una grande monarchia nell'Italia meridionale e in Sicilia: i Normanni.
La storia narra di quaranta normanni che reduci dal pellegrinaggio in Terra Santa siano sbarcati nel 1016 a Salerno dove quei pochi e stanchi pellegrini avrebbero offerto un generoso aiuto al principe di Salerno ricacciando gli invasori e ricevendo per questo cospicue donazioni.
Nel giro di qualche anno nel l 042 veniva costituito lo stato normanno d'Italia con capitale Melfi caratterizzato da un regime feudale e dodici baronie o contadi. La nascita della contea normanna di Molise è da collegarsi con i noti fatti di Civitate in Capitanata.
Nella battaglia del 18 giugno del 1053 le truppe di Leone IX per nulla addestrate vennero sconfitte dall'esercito normanno e il pontefice venne fatto prigioniero. Ma dopo cinque giorni il pontefice era già libero in Benevento. I principi vincitori giunti di fresco alla fede cristiana, si mostrarono estremamente generosi chiedendo al papa l'assoluzione della scomunica e il perdono. A conclusione di questa campagna i Normanni rendendo al sommo signore la libertà si professarono liberamente suoi vassalli e ne richiesero l'investitura per tutti i territori che possedevano. Il principato di Benevento in quel perio,do, sebbene ridotto, per la formazione autonoma dei principati di Salerno e Capua, comprendeva ancora una buona parte del Sannio Pentro. È proprio con il sorgere del reame normanno che Campobasso entra definitivamente nella storia.
Ma tutto ciò è dovuto alla fortuna inadeguata e strepitosa di una amena località collinare: Loritello, oggi Rotello. E così dai luoghi della nostra attuale regione presero nome le due maggiori unità feudali di quel periodo: la contea di Molise e la contea di Loritello.
Campobasso borgo nascente della nuova signoria è solo tesa al proprio sviluppo e all'organizzazione comune di servizi indispensabili. Le industrie non esistevano e l'artigiano era spesso, l'unico operaio della sua fabbrica. L'attività principale era la pastorizia. Le casé erano costituite da un'unica stanza che comprendeva un arredamento strettamente necessario: sgabelli, panche, tavolo, letto o pagliericcio e una cassapanca. Spesso nello stesso giaciglio
dormivano il padrone di casa, la moglie, i figli ed eventuali parenti. Nelle abitazioni di un certo tono non di rado venivano accolti, nell'unico letto anche i servi. Il tutto insomma in una corale intimità!
Come tutti gli uomini del Medioevo, il campobassano mescolava sacro e profano senza distinzioni. Tutto doveva essere benedetto o maledetto. In questo clima le esecuzioni capitali diventavano uno degli spettacoli più eccitanti e tipici per gli uomini del tempo.
In materia di sesso tutto era peccato. Ma se tutto era bestiale tanto valeva che la bestialità non avesse limiti. Per questo motivo assistiamo a dei periodi caratterizzati da un profondo decadimento dei costumi. Ogni occasione era buona per allungare la lista dei propri peccati tanto nella confessione si sarebbe fatto un unico fascio di colpe recenti. La donna si dichiarava convinta che le sue avventure notturne potessero essere perdonate con atti di penitenza diurni. Così a notti di gioco in cui caste spose e fidanzate si trasformavano in ardenti amanti, seguivano giorni di umile e sincero pentimento. Facile conseguenza di tutto ciò i numerosi figli illegittimi che scorazzavano per le borgate abbandonati a loro stessi. Benché esistessero sanzioni severissime per l'adulterio, questo progrediva unitamente alla prostituzione.
Ma chi erano davvero i Normanni? I Normanni donarono al Molise un gran numero di feudatari. Questo popolo dimostrò di avere uno straordinario senso politico dando vita alle prime forme di stato moderno. Essi contribuirono alla trasformazione di quell'area marginale che era il Mezzogiorno, e direttamente o indirettamente demolirono molti avamposti della potenza araba aprendo i mari alla preminenza latina e promuovendo le aspirazioni occidentali verso Oriente.

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