30 dicembre 2019

Lo zio indegno - Regia: Franco Brusati (1990) Completo

Lo zio indegno

Regia: Franco Brusati Soggetto. Franco Brusati Sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Franco Brusati Scenografia: Dante Ferretti Musiche di Stefano Marcucci Costumi: Paola Marchesin Decorazioni del set : Francesca Lo Schiavo Produttore: Leo Pescarolo, Guido De Laurentiis iNTERPRETI: Vittorio Gassman: Zio Luca Giancarlo Giannini: Riccardo Andréa Ferréol: Teresa Kim Rossi Stuart: Andrea Beatrice Palme: La Chanteuse Simona Cavallari: Marina Stefania Sandrelli: Isabella Clelia Rondinella: Mamma di Luca giovane David Mausel: Piero CAterina Boratto: Passante che aiuta Luca Premi: Nastro d'argento 1990 ("Migliore attore protagonista) concesso a V. Gassman dal S.N.G.C. Questa tipica commedia all'italiana, dal ritmo andante, presenta il personaggio (forse un po' teatrale nella sua schematicità), dello zio anziano, una volta affascinante, ma tuttavia irresponsabile, disinibito, lascivo, ed amante del divertimento, che mostra le sue analisi del sangue ad ogni donna disponibile presente nei paraggi, con l'idea di farla diventare sua partner. Mostrando questi certificati vuole provare che lui è "pulito" (rispetto al nipote un po' malaticcio) e genera ogni sorta di trambusto durante la breve stagione nella quale si prende cura del nipote ricco, malato, ed emozionalmente inibito.
All'inizio il nipote rimane allibito e scandalizzato dalla bramosia dello zio per una vita selvaggia e lussuriosa, ma col tempo si affeziona per infine rimanere affascinato dall'ansia vitalistica dell'anziano. Presto il giovane riservato e con « la testa a posto » si troverà invischiato nel demenziale stile di vita dello zio, e comincerà ad apprezzare il valore del vivere la vita con « l'acceleratore a piena manetta ». Tullio Kezich – il Corriere della sera, 1989 (…) Giù il cappello. Siamo di fronte al gran mistero dell’alchimia spettacolare per cui la vita viene riprodotta “in vitro” grazie a un talento imperativo e debordante. Ed è poco dire che, bravissimo sempre, in molti momenti del film e soprattutto nel processo, Gassman (giustamente premiato a Montrèal) è sublime. Non gli è da meno Giancarlo Giannini, che assume sommesso e sbalordito la parte del nipote filisteo, dapprima respinto, poi lentamente attirato nel gioco frastornante dello zio. Fino a quell’ambiguo sorriso finale, sulla spiaggia dell’Excelsior di Venezia, in cui la recitazione di Giannini alza il tiro e diventa l’omologo di una pagina letteraria. E senza dimenticare l’apparizione fugace, ma pungente e “snaturale” al punto giusto, di Stefania Sandrelli. (…) L’orditore della trama e della recita, Franco Brusati, se ne sta fra le quinte fervido e pietoso. Senza la sua storia, senza la sua impaginazione ariosa e rigorosa, senza quel tocco di leggerezza che in Tenderly si rivelò la sua sigla, gli attori non potrebbero figurare meglio. E anche se il racconto è disuguale, qualche volta troppo ellittico come nella storia pallida del quadro trafugato, il risultato accattivante e insolito è quello di un film da non mancare.

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