In una città italiana, un piccolo istituto di ricerca indipendente subisce un attentato che costa la vita a quattro persone e causa la distruzione di un carico di costose apparecchiature scientifiche.
Il professor Giorgio Ferrari, che prima dell'attentato era sul punto di giungere alla creazione di un medicinale che proteggerebbe le cellule del corpo umano dagli effetti delle radiazioni, è dunque costretto ad accettare l'offerta di una multinazionale statunitense, la Western Company, e proseguire le sue ricerche in un laboratorio appositamente allestito in una centrale nucleare in Abruzzo.
Nel corso del viaggio, nonostante sia tenuto sotto costante controllo dagli uomini dell'azienda, viene contattato da un gruppo di controinformazione; al suo arrivo stringe amicizia con un dipendente della centrale, un ex-subacqueo di nome Obi.
Grazie a loro scopre il motivo dell'interesse della Western Company per il suo lavoro: non solo il suo medicinale consentirebbe all'azienda di aprire centrali nucleari in tutto il mondo senza doversi più preoccupare dell'eventuale inquinamento, ma in caso di conflitto tra USA e URSS - che pare imminente e che le due superpotenze sembrano decise a combattere sul "campo neutro" europeo - quella delle due parti che ne avesse il controllo avrebbe un vantaggio strategico decisivo.
E troppo tardi lo scienziato scopre che, per testare l'efficacia del suo medicinale, la multinazionale è pronta ad eseguire l'operazione "Lucky Dragon": un micidiale test su un pugno di anziani che vivono da eremiti a Roccamara, borgo medievale arroccato sul Gran Sasso.
Tratto dal romanzo "Il diario di un provocatore" del giornalista Dario Paccino, precursore del movimento ecologista, pubblicato nel 1977 nella collana "I libri del No - Serie verde", il film fu girato nel 1979 col titolo di "Una notte di pioggia" e prodotto dalla Cooperativa COALA Spettacoli Autori e Lavoratori Associati, ma distribuito col nuovo titolo di "L'uomo della guerra possibile" solo nel 1986. Pur facendosi notare alla Mostra del cinema di Venezia, godette solo di una limitatissima distribuzione cinematografica presso gli indipendenti regionali, un'altrettanto limitata edizione in VHS a cura della Videa nel 1989, e di nessun passaggio televisivo.
Estremamente ben realizzato e recitato, nonostante la povertà di mezzi, il film di Romeo Costantini analizza e incarna fino in fondo le paure del nucleare che agitavano l'Europa nel periodo in cui fu girato (alla fine degli anni '70, quando si pensava all'installazione degli "Euromissili" USA a Comiso) e in cui fu distribuito (alla vigilia del referendum sul nucleare seguito alla catastrofe di Chernobyl). L'immeritato oblio a cui fu condannato pare decisamente di ispirazione politica. Da riscoprire.
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