9 febbraio 2021

Le mani sulla città (1963) Regia: Francesco Rosi

Edoardo Nottola, consigliere comunale di destra e grande imprenditore immobiliare, ha intenzione di avviare un importante progetto edilizio in un nuovo quartiere di Napoli. Il sindaco, anch'egli di destra, ottiene a questo scopo dallo Stato un contributo di trecento miliardi di lire. Nel frattempo la Società Bellavista, diretta da Nottola, esegue dei lavori in un vicolo di un quartiere popolare del centro, via Sant'Andrea. Il cantiere provoca il crollo di un vecchio edificio ancora abitato, in seguito al quale rimangono ferite numerose persone.
I consiglieri comunali di sinistra, stanchi della corruzione che regna nella gestione del Comune, esigono la costituzione di una commissione d'inchiesta che rappresenti tutti i partiti politici. I giornali dell'opposizione denunciano Nottola quale responsabile dell'incidente, ma quest'ultimo non si scoraggia, arrivando perfino a lamentarsi con Maglione, capofila della destra, perché l'operato della commissione d'inchiesta lo costringe a tenere bloccati i lavori in corso. Egli vorrebbe che il Comune dichiarasse pericolante l'intera zona, in modo da poter demolire tutti gli edifici della strada. Benché preoccupato per le imminenti elezioni comunali, Maglione accetta la proposta di Nottola grazie ai contributi finanziari che quest'ultimo assicura al suo partito. Ma, spaventato dallo scandalo in corso, chiede all'imprenditore di ritirare la propria candidatura alle future elezioni; Nottola rifiuta e chiede anzi di essere nominato assessore, in modo da poter controllare l'attribuzione delle gare di appalto in materia edilizia. Ma la sua richiesta viene respinta e Nottola convince alcuni consiglieri del suo partito a candidarsi insieme a lui nelle liste del centro. I risultati delle elezioni sanciscono la perdita della maggioranza da parte della destra a vantaggio del centro, il cui leader, Luigi De Angelis, viene eletto sindaco. Rimane il problema della nomina di Nottola all'incarico di assessore, cosa a cui la destra si oppone con decisione. Ma, in vista di futuri vantaggi economici, le due parti politiche concludono un accordo e Nottola raggiunge il proprio scopo. Il suo grande progetto immobiliare viene inaugurato in pompa magna, alla presenza di un ministro e di un cardinale.
La città di Napoli costituisce una delle più feconde fonti d'ispirazione nell'opera di Francesco Rosi; la ritroviamo infatti anche in La sfida (1958), Lucky Luciano (1973), Cadaveri eccellenti (1976), Tre fratelli (1981). Per la televisione italiana Rosi ha realizzato anche Diario napoletano, un film inchiesta sulla situazione della città nel 1992, nel quale il regista propone un'analisi politica del presente insieme a riferimenti al passato e a rievocazioni soggettive dei luoghi della sua infanzia. Le mani sulla città, denunciando la speculazione immobiliare e smascherando i meccanismi che permettono agli interessi politici ed economici di coincidere, analizza un fenomeno comune a tutte le metropoli, ma che a Napoli raggiunge un'eccezionale gravità: "Napoli ‒ come ricorda lo sceneggiatore del film Raffaele La Capria ‒ è stata una delle città più devastate da una speculazione immobiliare oscena; era una città bellissima e sono riu-sciti a rovinare tutto, anche la salute e la vita dei suoi abitanti". E Rosi ribadisce: "L'aspetto negativo della speculazione immobiliare non consiste soltanto nella distruzione della città e nell'aspetto caotico che essa assume, ma anche nella distruzione di una cultura a vantaggio di un'altra in cui l'uomo non trova più posto".
Esponendo alla luce del sole gli ingranaggi dei giochi di potere, Rosi pone il problema dei rapporti tra morale e politica. Per chi detiene il potere la questione è presto risolta: fare politica significa addentrarsi in un campo in cui la morale tradizionale non ha più valore e dove contano soltanto l'opportunismo, la corruzione, la capacità di manovra. Per conquistare il potere e conservarlo, ogni metodo è ammesso. I discorsi demagogici e le prebende servono solamente a ottenere il consenso degli elettori in un sistema che è ormai soltanto un simulacro della democrazia. L'esercizio del potere, se praticato senza controllo, conduce a ogni genere di abuso e trasforma il cittadino in schiavo. Così si creano fortune colossali trasformando i terreni agricoli delle periferie in foreste di cemento, devastando il centro della città, sostituendo le case antiche con ignobili edifici che sconvolgono il tessuto urbano e costringono le classi più disagiate a trasferirsi.
Sostenuto dall'interpretazione espressionista di Rod Steiger e di Guido Alberti, dalla fotografia di Gianni Di Venanzo, che crea un clima opprimente attraverso l'uso di un bianco e nero fortemente contrastato, e dalla musica dalle sonorità metalliche di Piero Piccioni, Rosi trasforma il proprio film in una sorta di thriller politico. La sua messa in scena, lungi dall'essere una semplice ricostruzione documentaria, utilizza tutte le risorse dell'immaginario urbano. Napoli acquista così un'autonomia e una ricchezza figurativa capaci di trasformarla nell'emblema di tutte le metropoli occidentali colpite dal dramma della speculazione immobiliare. Il film vinse il Leone d'oro al Festival di Venezia nel 1963.
Interpreti e personaggi: Rod Steiger (Edoardo Nottola), Salvo Randone (Luigi De Angelis), Guido Alberti (Maglione), Angelo D'Alessandro (Balsamo), Carlo Fermariello (De Vita), Marcello Cannavale, Alberto Canocchia, Gaetano Grimaldi Filioli (amici di Nottola), Terenzio Cordova (commissario), Dante Di Pinto (presidente della commissione d'inchiesta), Dany Paris (amante di Maglione), Alberto Amato, Franco Rigamonti (consiglieri comunali), Pasquale Martino (responsabile dell'archivio), Mario Perelli (responsabile dell'ufficio tecnico), Renato Terra (giornalista), Vincenzo Metafora (sindaco di Napoli).

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