La moltiplicazione per via vegetativa sfrutta, invece, le parti vive della pianta madre (ovulo, pollone, talea) e conserva integre le caratteristiche originarie. La propagazione mediante pollone si fa estirpando i polloni pedali (con una lunghezza di 80-100 cm) dalla pianta madre, avendo cura, però, di lasciare una piccola porzione di legno. Questi polloni vengono, in seguito, piantati in vivaio; poco dopo essi emettono delle radici. A distanza di due anni possono essere trapiantati in pieno campo.
La propagazione mediante ovulo è più traumatica per la pianta madre e, per questo, non viene quasi mai praticata. L'ovulo è una protuberanza gemmifera, somigliante a un tubero o a un uovo, originatosi nel ciocco e lungo il tronco per stimoli interni ed esterni. Esso si recide in febbraio-marzo con l'accetta (la ferita va poi levigata e disinfettata). Gli ovuli vengono quindi puliti e ricoperti di una poltiglia di argilla e letame maturo. L'ovulo viene immesso in buche profonde 15-20 cm e ricoperto con un miscuglio di terra e composto o letame e cenere di legna. Dopo circa due mesi cominceranno a uscire i primi getti e si sceglieranno non più di due getti tra i migliori.
La propagazione a mezzo talea, invece, si fa recidendo un giovane ramo, dalla pianta madre, immune da malattie e fruttifero. La porzione inferiore interrata di questo ramo emetterà, in seguito, delle radici mentre quella superiore darà i germogli e i rami. La talea deve essere robusta, diritta, a corteccia verdeggiante e succosa, con una lunghezza di 90-100 cm. Prima di metterla a dimora va ripulita dai rametti laterali e l'estremità inferiore va tagliata a linguetta. Il tempo migliore per la raccolta delle talee è l'autunno-inverno. Si piantano in vivaio a una profondità di 30 cm e distanti tra di loro 50 cm. Si concimano con composto o letame maturo e cenere di legna. In primavera le talee emettono germogli laterali che vanno eliminati per favorire l'apice. Dopo due anni si trapianta in pieno campo.
Con l'innesto si saldano tra di loro i tessuti di una specie (nesto), con quelli di un'altra (porta-nesto) e si modificano la struttura e la costituzione degli organi epigei, inoltre si perpetua e si fissa sul porta-nesto i caratteri dell'individuo da cui proviene il nesto. Con questa saldatura si ottiene un tessuto permanente; spesso, però, non si ha una buona fusione e il callo di saldatura risulta allora difettoso con tendenza a spezzarsi. L'innesto va fatto in giornate asciutte, non ventose, quando l'albero è in succhio. A seconda del tipo di innesto, esso va fatto in agosto-settembre o in marzo. I nesti (varietà da voler propagare) devono provenire da piante sane e con una buona fruttificazione (attenzione alle mutazioni gemmarie). Dopo aver eseguito l'innesto è bene ricoprire il tutto con dei mastici per rendere impermeabile la parte tagliata.
Ecco alcune ricette per fabbricare dei mastici casalinghi: .letame maturo, argilla, cenere; .vaselina e paraffina in parti uguali (fuse e mescolate insieme); .colofonia (60%), cenere (15%), olio d'oliva (15%), sego (10%); una volta sciolta a fuoco lento la colofonia si aggiunge la ce- nere, il sego e l'olio; .pece bianca g 250, pece nera g 300, cera gialla g 125, sego g 250; .pece greca g 1000, pece nera g 1000, sego g 150. .. L'innesto a occhio può essere fatto o in agosto-settembre a gemma dormiente, o in marzo a gemma vegetante. Di solito conviene sempre eseguirlo in agosto, in quanto, se non riesce, si può ripetere l'operazione in primavera. In questo tipo di inne- sto, si incide a T la corteccia del porta-nesto e si introduce il ne- sto (che consiste in una gemma con un po' di corteccia a forma di scudetto) nel taglio fatto sul porta-nesto lasciando fuoriuscire la gemma; si spalma del mastice e si lega con raffia, sempre tenendo libera la gemma. L'attecchimento è riuscito (di solito entro due settimane) quando la corteccia del nesto è verdeggiante e la gemma è rigonfia. Se c'è stato rigetto si fa nuovamente l'innesto, altrimenti si può far sviluppare il getto migliore e quindi capitozzare la parte superiore del porta-nesto.
Nell'innesto a pezza -il cui nesto si ricava da un ramo giovane succoso, fruttifero -si taglia una parte di corteccia quadrata, di cm 4-5 di Iato, portante una gemma che viene, poi, applicata sul porta-nesto, nel quale, precedentemente, è stata tagliata una parte di corteccia uguale al nesto in varie listelle; quest'ultime non vengono staccate ma rivoltate verso il basso. Applicato il nesto sul porta nesto vi si sovrappongono le listelle, che vanno legate a spirale con raffia o lana e spalmate di mastice. Si esegue nello stesso periodo dell'innesto a occhio. L'innesto a corona può essere realizzato anche su rami di grosso calibro o sul tronco. Dapprima si taglia l'albero lo si liscia con un ferro ben tagliente, stando attenti a non ammaccare i margini, quindi si fanno da tre a dieci incisioni tra la corteccia, il cambio e il legno per lo spessore di 3 cm e una lunghezza di 10 cm, in queste fenditure si introduce la marza per tutta la superficie e si fanno combaciare i tessuti del nesto con quelli del porta- nesto. Il tutto viene poi spalmato di mastice e legato con raffia. La marza, che va tagliata a becco allungato di clarino, si ottiene da un rametto dell'annata precedente, sul quale è presente una sola coppia di foglie che vanno spuntate a metà. L'innesto a spacco è il meno usato. Si capitozza il porta innesto e, con l'innestatoio si fa uno spacco in senso longitudinale profondo 10 cm. Nella fessura viene immesso un cuneo di legno e alle estremità lungo la profondità della spaccatura si inter- pongono due marze a bietta, una opposta all'altra, tra la scorza e la zona legnosa, in modo che i tessuti del nesto e del porta- nesto combacino perfettamente. Fatto l'incastro la ferita viene spalmata di mastice, mentre la periferia del tronco viene legata. Le marze del nesto, fornite di più gemme, si prelevano da rami sani e giovani; hanno una lunghezza di 15-20 cm e un diametro di 1-2 cm. L'innesto a spacco e a corona si effettuano all'inizio dell'autunno o della primavera. Si possono effettuare altri tipi di innesto (esempio a cella) ma hanno limitata diffusione.
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