6 luglio 2011

L'olivo autoctono del Molise - Diffusione e Varietà

Diffusione delle cultivar autoctone sul territorio della Regione Molise




Elenco delle varietà di cultivar autoctone

l -AURINA DI VENAFRO
2 -CAZZARELLA
3 -CELLINA DI ROTELLO
4- CERASADIMONTENERO
5 -GENTILE DI LARINO
6 -OLIVA NERA DI COLLETORTO
7 -OLIVA SAN PARDO
8 -OLIVASTRO D'APRILE
9 -OLIVASTRO DRITTO
10 -OLIVASTRO DI MONTENERO
11 -OLIVETTA NERA
12 -PAESANA BIANCA
13- PAESANA NERA
14 -ROSCIOLA DI ROTELLO
15 -ROSSUOLA
16 -RUMIGNANA
17 -SALEGNA DI LARINO
18 -SPERONE DI GALLO

5 luglio 2011

L'olivo autoctono del Molise - Lo Sperone di Gallo


Sperone di gallo

SINONIMI: Zampa di gallo, oliva torta.

Albero a vigoria elevata, chioma media e portamento espanso

ORIGINE, DIFFUSIONE, IMPORTANZA

Di origine locale, risulta diffusa negli agri di Riccia, Tufara, Toro, Baranello, Campodipietra dove è presente nella percentuale del 80-90 %; mentre nei comuni di lelsi, San Giuliano del Sannio, Oratino, Busso, Roccaspromonte (Castropignano) è presente nella percentuale del. 50-60 % come pure a Venafro, Pozzilli, Sesto Campano.
Elevata è la resistenza al freddo e agli stress idrici (siccità). Manifesta una buona tolleranza ai parassiti quali Rogna dell'olivo (Pseudomonas Savastanoi(Smith)) e Occhio di pavone (Spilocea Oleagina(Cast.).









Le olive vengono utilizzate sia per la produzione di olio che per la mensa.

CARATTERISTICHE AGRONOMICHE

Gli alberi hanno un portamento espanso di notevoli dimensioni. Particolare è la drupa, lunga, liscia curvata da un Iato e convessa dall'altra. A maturazione avanzata raggrinzisce prendendo la forma dello sperone di un gallo, da cui prende il nome. Il distacco polpa/nocciolo risulta difficile. L'epoca di fioritura è tardiva, così pure l'epoca di maturazione che awiene gradualmente. La colorazione delle drupe alla raccolta è di colore rosso vinoso.







La resa è del 22-24 %;

l'olio denota un fruffato verde delicato.

Il contenuto di acidi grassi monoinsaturi, di tocoferoli e beta-caroteni è importante per l’azione anticolesterolemica, antiossidante, di prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Le olive essendo molto ricche di grassi vegetali e di sali non sono molto indicate per soggetti sottoposti a diete ipocaloriche né ai soggetti ipertesi.


Gli Svevi in Molise

Molise, secondo D'Ovidio è un vocabolo in forma di plurale alla molisana, derivativo di mola o di molinum. Ed è come se in latino si dicesse Molenses, cioè gli abitanti o i luoghi presso il mulino, o al par di molares, le macine stesse o i macigni. Molise sarebbe stata una terra, villaggio o feudo meramente rustico, jn una località di mulini azionati da acqua. Non si può neegare che la questione della topografia e del nome Molise sia difficile da risolvere. E forse non lo sarà mai dopo le perdite straordinarie di fonti autentiche subite dall' Archivio di Stato di Napoli e dall' Archivio Municipale di Campobasso. La gens Molise fa la sua apparizione come una razza molto prolifica.
Una contessa di nome Emma della quale non conosciamo altre notizie genealogiche che la sua discendenza, ebbe due mariti Raone Tricanotte e Gimmondo di Molise.
Non è nemmeno noto quale dei due sia stato il primo marito. Dal grembo fecondo di questa donna nacquero almeno otto figli. Uno di questi, Rodolfo di Molise, ebbe dalla moglie Alberada sette figli tra cui Ugone I. Egli era succeduto al padre nella contea di Molise. Ugone I morì nel suo feudo intorno al 1160 1asciando in dono alla figlia Clarizia quattro piccoli feudi: Campobasso, Sepino, Tappino e San Giovanni in Golfo e al figlio Roberto il possesso del contado. Nel 1166 conte di Molise divenne Riccardo di Mandra il quale lasciò alla sua morte il contado in mano del figlio Ruggiero. Questi era schierato a favore di Enrico VI d'Hohenstaufen figlio di Federico Barbarossa , marito di Costanza d'Altavilla.
Enrico VI alla morte del padre aveva unita alla corona imperiale il regno normanno. Ma non riuscì subito ad occuparlo. La nobiltà normanna e l'alto clero erano divisi: alcune fazioni lottavano in favore di Tancredi altre in favore di Costanza imperatrice. Alla fine i Normanni ostili agli svevi eleggevano come re Tancredi celebrandone l'incoronazione a Palermo. Enrico VI che voleva rivendicare i diritti della moglie Costanza al trono di Sicilia e di Puglia, dalla Germania mosse verso l'Italia. Si arresero all'esercito imperiale Arco, Torella ed Atina. In seguito anche Colli a Volturno cadde nelle mani di Enrico VI che in breve tempo entrò a Venafro. Nella primavera del 1191 intanto re Tancredi aveva riunito a Termoli una curia ossia un parlamento generale del baronaggio regnicolo. Il conte Ruggiero che come ho detto in precedenza era dalla parte di Enrico VI, si ritrovò contro i sostenitori di Tancredi tanto che l'11 novembre del 1192 ci fu a Venafro un durissimo scontro in cui Ruggiero fu vinto e la cittadina molisana saccheggiata.
Ma il conte con una scorta riuscì a fuggire e a rifugiarsi nel castello di Roccamandolfi assediato per quattro lunghi anni. Intanto nel 1196 Corrado di Lutzelinhart ottenne dall'imperatore la contea di Molise, spogliandone Ruggiero. Ma ormai Ruggiero era deciso ad arrendersi e così in cambio della propria vita uscì dal Regno. Passerà poco tempo prima della sua morte avvenuta nello stesso anno in cui moriva l'imperatore a soli 32 anni.
Enrico VI morendo lascerà un figlio di nome Federico nato a lesi il 26 dicembre 1194 che la madre Costanza morendo poco dopo il 27 novembre 1198 affiderà alla tutela di papa Innocenzo III. Federico II per quanto educato da pedagoghi papali, si ribellò alla politica del papato e si rifiutò di riconoscere la libertà dei Comuni. Egli si attenne alla politica assolutistica di casa Sveva e si meritò, per questo motivo più volte la scomunica. Nel 1220 Federico nella Basilica di San Pietro fu incoronato imperatore dal pontefice Onorio III succeduto ad Innocenzo III morto nel 1216. Nel 1221 dopo aver emanato la costituzione “de novis aedificiis" (che ordinava la demolizione di tutte le fortezze edificate dai baroni senza il sovrano assentimento), percorse le province allo scopo di assicurarsi di persona dell'osservanza capitando così anche nella contea di Molise. Avendo visto Boiano e Roccamandolfi, spedì al conte Tommaso una formale ingiunzione di mettersi in regola con la legge.
Tommaso inviò all'imperatore il proprio figlio Matteo per invocare misure di benevolenza ma l'imperatore non volle riceverlo. Gli fece bensì intimare che dicesse al padre di osservare le leggi dello Stato ed inchinarsi alla volontà sovrana. Il conte Tommaso si ribellerà tanto che lo stesso Federico scenderà in Molise per assediare il castello dove si era rifugiato il conte. Alla fine Federico senza riuscire a prendere il castello, abbandonerà la contea di Molise alla volta della Sicilia per combattere contro i Saraceni, lasciando il conte di Acerra all'assedio. Quest'ultimo si vedrà consegnata la fortezza quando la contessa vedendo terminati i vettovagliamenti si arrese a sicurezza della sua persona, dei suoi e delle sue cose. Poco tempo dopo la contessa venne chiamata da Federico II con la quale trovò un accordo in base al quale il conte di Celano e di Molise doveva abbandonare il Regno lasciando a lei la conte a di Molise. Ma nel giro di poco tempo l'imperatore le tolse la contea facendo smantellare la fortezza di Roccamandolfi nel 1222.
Federico II tornò più volte nella nostra contea sia per erigere nuovi castelli come quello di Termoli, sia per smantellarne alcuni come quello di Carpinone. Nominò conte il bello colto Enzo re di Sardegna che però non vide mai il contado in quanto fu fatto prigioniero dai bolognesi fino alla morte nel 1272. Infine alla corte di Federico va ricordato un certo Benedetto d'Isernia famoso dottore di giurisprudenza. L'imperatore lo adibì ad importanti negozi di governo ed ambascerie.

Tratto da "Profilo di storia molisana" di Roberto Colella

4 luglio 2011

L'olivo autoctono del Molise - L'Aurina di Venafro

Aurina di Venafro

Sinonimo - Liciniana

Pianta a chioma folta, portamento assurgente e media vigoria

ORIGINE, DIFFUSIONE, IMPORTANZA
È fra le varietà più antiche della regione. La tradizione vuole che sia stata portata nell' antico Sannio da un personaggio mitico, Licinio, che poi le avrebbe dato il nome con cui è conosciuta nelle fonti classiche, in particolare dagli autori greci e romani. È diffusa nella zona di Venafro, in particolare Pozzi Il i e Sesto Campano. Resistente al freddo e agli stress idrici, ha elevata resistenza ai principali parassiti quali, Rogna dell' olivo (Pseudomonas Savastanoi (Smith»)
e Occhio di pavone (Spilocea Oleagina (Cast.»).


CARATTERISTICHE AGRONOMICHE
La fioritura è piuttosto tardiva, come la maturazione dei frutti che awiene in modo graduale, raggiungendo una colorazione nero corvino. I frutti hanno una dimensione piccola. Caratteristica è la presenza a coppie delle drupe sullo stesso peduncolo. Il distacco polpa/nocciolo è agevole. L'entrata in produzione della pianta è media, la produttività è alta, ma soggetta ad alternanza. L'olio, di color giallo aureo, caratteristica dalla quale deriva la denominazione, all'analisi organolettica presenta un fruttato delicato e armonioso.

La resa media in olio varia dal 16% al 20%

Fauna Protetta - La Coturnice


Coturnice

Ordine: GALLIFORMI Famiglia: FASIANIDI Specie: Coturnice (Alectoris graeca graeca)

Nella Regione Molise la specie Alectoris graeca graeca, in attesa di un indispensabile ed adeguato
apporto tecnico-scientifico, è tutelata dal calendario venatorio che ogni anno la esclude dalle specie
cacciabili.

Caratteri distintivi

La coturnice è un tasianide di medie dimensioni con corporatura tozza, ali corte e arrotondate, la sua lunghezza va dai 32 ai 35 cm per un apertura alare di 46-53 cm ed un peso di 400-800 gr. Il piumaggio presenta una colorazione tendenzialmente grigiastra con barrature gialle e nerastre sui fianchi. La parte superiore è di colore grigio sfumato di bruno, con due sopraccigli neri che scendono ai lati del collo fino alla parte superiore del petto così da formare il caratteristico collarino, che, tra le altre piccole sfumature, permette di distinguere la specie Aledoris graeca graeca dalle due sottospecie. Sui fianchi spiccano barrature di color ruggine, nero e beige. I giovani, privi di collarino nero, presentano le barre dei fianchi scure ed indefinite.
I sessi sono molto simili, nel maschio dopo il primo anno di vita sul tarso compare uno sperone duro e corto molto più accentuato nei soggetti adulti.
La graeca graeca presenta due sottospecie: la Alectoris greca saxatilis tipica dell'arco alpino e la Alectoris graeca whitakeri tipica della Sicilia. La distinzione tra le varie sottospecie si basa sulle caratteristiche del piumaggio, le barrature delle piume copritrici dei fianchi ed in modo particolare la forma del collare, che è più rotondeggiante e marcato nella saxatilis, mentre è più sottile nella graeca graeca e frastagliato e interrotto in basso nella whitakeri.

Distribuzione
Specie sedentaria, la coturnice graeca graeca è presente ed è degna protagonista del patrimonio
faunistico dell'Appennino Centro-Meridionale, tanto da meritarsi l'appellativo di "regina della montagna". In Molise si trovava su quasi tutti i principali rilievi montuosi del territorio al di sopra degli 800 m s.l.m. ed anche più in basso. Oggi, purtroppo, la sua presenza si riscontra solo su alcune alte località del massiccio del Matese e sui monti della Meta.
Per evitare ulteriori diminuzioni della specie, e in attesa di un'indispensabile apporto tecnico-scientifico, annualmente la coturnice viene inserita, nel calendario venatorio, fra le specie non cacciabili.

Habitat
La specie frequenta ambienti a dir poco divini, formati da pendii scoscesi culminanti in praterie d'altitudine, xeriche a strato erbaceo piuttosto basso, pendii soleggiati, pietrosi con scarsa vegetazione e cespugli isolati di zone montane fino ad altitudini di 2500 m.

Abitudini
È specie stanziale e gregaria, in inverno vive in colonie formate anche da numerosi individui, mentre in primavera le coppie si isolano per la riproduzione. Si alza in volo, solo se disturbata, con frullo fragoroso e rapido, con frequenti battute d'ala e lunghe planate. Il canto tipico della coturnice è molto metallico, particolarmente intenso durante il periodo primaverile quando il maschio lo utilizza per delimitare il proprio territorio e richiamare la femmina.

Alimentazione
La dieta è sostanzialmente di origine vegetale. Si ciba di bacche selvatiche, vegetali freschi (germogli prativi, semi, bacche di ginepro ed altri arbusti) sia in estate che in autunno. In inverno si nutre di erbe secche, ma anche di vermi, insetti e piccole chiocciole.

Riproduzione
Tra aprile e giugno la femmina depone dalle 8 alle 14 uova in un nido predisposto in una leggera
depressione del terreno, protetto da rocce con leggera vegetazione. L'incubazione ha inizio con la deposizione dell'ultimo uovo e la cova a carico della sola femmina, si protrae per 24-26 giorni. I piccoli sono in grado di compiere i primi voli all'età di 1 o 2 settimane.

Fattori di minaccia e protezione
La specie ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa. È inserita nella lista rossa italiana come "vulnerabile". Lo stato attuale di conservazione sfavorevole è riconducibile a diversi fattori negativi: modificazioni ambientali dovute all'abbandono delle attività agricole soprattutto di quelle pastorizie e la sottrazione di territorio favorevole alla specie per la creazione spesso di inutili rimboschimenti. Non poco hanno in'fluito negativamente varie malattie gastrointestinali causate da batteri e da verminosi che frequentemente hanno colpito la specie. La scomparsa di alcune piante ericacee ha determinato un calo delle difese immunitarie contribuendo ad un'ulteriore diminuzione del fasianide.
A livello internazionale è tutelata dalla Direttiva Uccelli appendice I e II, dalla Convenzione di Berna allegato III e SPEC 2.